IL MONDO IN UNA BOTTIGLIA E ADUNATEVI UMANI! I GEKIGA DI TEZUKA | ANIMEHIRO
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IL MONDO IN UNA BOTTIGLIA E ADUNATEVI UMANI! I GEKIGA DI TEZUKA

Manga

IL MONDO IN UNA BOTTIGLIA E ADUNATEVI UMANI! I GEKIGA DI TEZUKA

Swallowing-the-Heart-art

1-tezuka

Sesso, potere, violenza, guerra, distruzione e rinascita, società e anarchia, lo sviluppo ucronico della società giapponese negli anni del trionfo economico e della contestazione. Ecco cosa c’è nei manga che hanno segnato il balzo in avanti di Osamu Tezuka come Dio dei Manga anche superiormente all’intrattenimento per ragazzini-nel quale comunque questo Dio dal carisma umano ha dimostrato d’eccellere, facendo tutto fuorchè delle bambinate.

L’arte Giapponese nella seconda ripresa.

Negli anni 60 il Giappone resuscita dalla più devastante sconfitta nazionale della seconda guerra mondiale, impettendosi innanzi al resto del globo con le olimpiadi di Tokyo del 1964 e l’esposizione universale di Osaka del 1970. Ma come nel resto del mondo una società vegetante in un apparente perfetta floridità è scossa in sè stessa dall’irreversibile contestazione di modelli considerati superati e correi dell’ultimo conflitto. Nel cinema se l’intrattenimento più semplice del Godzilla di Ishiro Honda (che all’epoca offriva anche altro con film come Latitudine Zero) e Gamera dei registi in rotazione allo studio Daihei è stabile, Akira Kurosawa, abbandona le ricostruzioni storiche, con un opera di nouvelle vague sul passato recente, a href=”https://www.longtake.it/movies/dodes-ka-den” target=”_blank”>La città senza stagioni, mentre il più estremo, Seitaro Suzuki virava nell’erotismo e nella violenza meno inibiti, con La farfalla sul mirino e La guerriglia delle studentesse di Masao Adachi. Editorialmente abbiamo La casa delle belle addormentate di Yasunari Kawabata

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I nuovi stili

Quello che oggi chiamiamo Jpop vede Masami Kawahara musicare orgasmi con Ectasy. Dall’alto dei torrioni del suo castello insonne Tezuka prepara Le mille e una notte, il primo anime erotico per adulti e felicissimo di non smettere mai di lavorare, come suo solito, nei suoi manga metabolizza il maelstrom che gli infuria nel circondario e anche nel cartaceo punta a entrare nel geki ga, il “disegno serio”, più realista, rude, aspro, finora egida non sua con autori come Yoshiharu Tsuge e Kazuhiko Kato/Monkey Punch, il vero “padre” di Lupin 3°. Tezuka e Ishinomori di primo acchito non paiono i migliori mangaka per essere schedati in questa scapigliatura: disegnano troppe paffutosità, troppo disneyane, l’effetto ultimo sarebbe una roba alla Happy Tree Friends. Ma è anche vero che Tezuka come il collega-allievo di Miyagi erano già di loro affamati di nuovi orizzonti e di poter scatenare la loro Arte oltre ogni coppia di colonne d’Ercole.

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Le “conseguenze” dei nuovi stili

Il risultato non ha nulla da invidiare a opere dallo stile meno carine, anzi nel suo piccolo è roba anche più ardita della concorrenza: Ayako, Gringo, La storia dei 3 Adolf, i racconti di Sul fondo del cielo. Nessuno di essi lascerebbe credere che possano venire da un sosia artistico di Floyd Gottfredson. Tra queste opere (tra cui avremmo inserito Diletta, ma si tratta di un opera troppo confusa per poterci far sopra una trattazione coerente) Il mondo in una bottiglia/Ingoiando, la Terra e Umani sull’attenti!/Umani asserragliatevi! Non sono solo interessanti per essere i primi manga a tema fantapolitico, ma anche per le somiglianze che si possono meglio apprezzare nelle edizioni italiane a cura della JPOP.

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L’inizio di tutto Umani, fatevi mungere!

Il mondo in una bottiglia comincia in atmosfere quasi fantasy, da Unico o Principessa Zaffiro: un gruppo di bellissime ragazze-in toghe elleneggianti-imbastisce una cerimonia funebre per una loro ennesima sosia, Biancaneve algida nella bara, ma stavolta per sempre.
Al suo cospetto, al cospetto di quella che è Zephyrus (l’effimero vento primaverile) quelle che sono sue figlie promettono di annientare la società intera per lei. Ancora prima: la donna che diventerà Zephyrus viene sedotta e abbandonata da Heinrich, un nazista.
Il male che genera male.
A guerra scoppiata, tra le isole del Pacifico, due uomini, due militari incorruttibili, Adachi gahara e Seki, fanno la festa a un marines imprudente. Quello in extremis consegna alla coppia la foto di una donna dalla bellezza sovrumana: Zephyrus. Quell’immagine diventa il rovello di tutti e due, con il più segaligno dei due, Seki, che con un sotterfugio riesce a copulare con una Zephyrus ben più che reale sulla sua isola, una novella Atlantide, prima che la storia faccia il suo corso e questa novella Ayesha, da Lei la donna eterna di Henry Haggard, cada nel suo frenetico dimenticatoio.

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Il loro dopo

Anni 60. Pace, benessere, resurrezione economica della più ferita delle nazioni, fatte bottino di guerra. Ada chigahara è diventato un capitano d’industria (un pezzo grosso…….letteralmente) mentre Saki campa di rendita al porto di Tokyo, consolato dall’aver avuto un figlio, Gohonmatsu.

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Gohonamtsu

Gohonamtsu è uno scaricatore di porto ubriacone e sempliciotto. Novello Superciuk, dall’alcool trae una forza sovrumana e al tempo stesso non c’è nient’altro al di fuori di esso che possa importargliene. L’uomo all’A vana perfetto per spiare una Zephyrus rifattasi viva-forse è immortale?-a Tokyo, ma nonostante la scoperta che Zephyrus è un nome vuoto, un volto di donna perfetto creato da un supercomputer combinando ogni fisiognomica femminile irresistibile per il sesso maschile, con numerose donne (quelle del prologo) a farne di volta in volta le veci, Gohonmatsu è troppo misogino per cavare un ragno dal buco, se non che da adesso in poi il gineceo delle Zephyrus lo considererà un pericolosissimo nemico da non perdere d’occhio: ridendo e scherzando è l’unico maschio che non hanno breccia nello schiavizzare.

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Il risvolto caotico dell’estremo individualismo

La sinfonia del racconto (ogni capitolo è un tempo musicale) s’addentra nel piano (e nella storia) delle Zephyrus, una sola e molteplice, perciò inafferrabili e invincibili. Prima sedurre fino alla sottomissione ogni maschio, poi far degenerare la società nell’estremo caos, impoverendola irrevocabilmente sfruttando l’avidità insita in chiunque, come vedremo, anche i più insospettabili, i più “puri”, perlomeno chi credevamo e credeva d’esserlo.
Una delle loro alleate, una scienziata salomonese di nome Miss Chritos crea il Dermoide Z, un tessuto artificiale indistinguibile, almeno non all’analisi chimica più rigorosa, dalla pelle umana, con cui si possono creare maschere e costumi anche per tutto il corpo. Partendo dall’America il caos sociale comincia a diffondersi e a fare vittime. Un Gohonmatsu in fuga viene soccorso da una famiglia di questi americani in un mondo senza più certezze, nuovamente all’homo homini lupus in cui nessuno può più sapere se l’altro è davvero chi è, il cui figlio più grande è un gangster di nome Charlie che vuole tornare dalla famiglia e appendere il mitra al chiodo. Dopo l’anarchia dagli uno, nessuno e centomila volti si passa allo scenario da Zio Paperone e il medio evo siderale di Rodolfo Cimino, con l’oro reso paradossalmente un metallo vile e qualunque. A quanto pare l’impero delle Zephyrus ha più oro di quanto ne abbia il mondo, e a cominciare da un giovane petroliere di nome Henry Honegger innamorato della sua apparentemente insterilita pompa, nessuno riesce a resistervi. Facendolo piovere dal cielo come una biblica manna.

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Fine del cerchio?

Siamo nel futuro, con echi solarpunk, di loro non estranei all’animazione e al fumetto giapponesi: Miya zaki in primis, ovviamente. Ropponmatsu è il figlio di Gohonmatsu, come il padre uomo di navi e mare, scaricatore di vascelli per essere ancora più ossequioso. Qui, finalmente, approfittando di un altra romance proibita con una Zephyrus, getta in gattabuia tutte le sue discendenti nello stesso luogo dove giace la salma della capostipite, sancendo la fine di tutto, in un cerchio perfetto.

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Umani nè maschi nè femmine, robot di carne e sangue

Anche Umani sull’attenti! Comincia in una location di facilone esotismo: Papaina, sulla quale naufraga lo sca lognato Taihei Tenka. Papaina è una dittatura militare in cui il Tenka se la vede subito brutta, ma un assurda analisi medica rivela che può-pur nella sua mediocrità-contribuire alla causa militare: il suo sperma può-unicamente-dar vita a esseri umani nè maschi nè femmine, dei robot di carne e sangue il cui uso in guerra è la priorità, oltre che uno dei loro innumerevoli usi. Non solo: questi bambin* sono come formiche, che sembra siano rette da un’intelligenza obbiettiva, astratta, con facoltà che sono state definite telepatiche da scienziati e filosofi (cit. Carlo Fruttero),alla pari di questi insetti un solo essere scisso in tante menti ognuna agente come il neurone di un singolo, smisurato cervello. E se a quest’ esercito perfetto aggiungiamo un ingresso in società dei più traumatici, ove questi asessuati diventano prostitute, schiavi, capri espiatori per linciaggi pubblici, lo scenario è una bomba atomica la cui miccia è appena partita.

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Paragoni che mi vengono in mente

(Ri)leggere Tezuka è scoprire che dentro il manga c’è un arte a sè stante, forse accomunabile al fumetto underground all’epoca agli inizi, ma la cui caratura guarda altrove, oltre un mondo di nuvolette di parlato e crash bang zoom di cui il Nostro vide la degradazione. E comunque Il mondo in una bottiglia rimane un opera originalissima, altera d’indipendenza contenutistica nonostante la civiltà scomparsa, da e di un altro mondo richiami la Ayesha di Haggard e romanzi simili, con però un disincantato cinismo che-corree certe scene sulle isole limitrofe e le loro tribù-oggi lo getterebbero sotto lo schiacciasassi della zuccherosa correttezza politica. Inoltre, l’idea di un infiltrazione femminista nella società con lo scopo di stravolgerla puntaccapo in ordalia barbarica (al netto delle polemiche e censure pregne di leziosità a cui ciò può dar vita) anticipa L’invasione delle api regine di Denis Sanders, una di quelle opere che nel mentre di uno zeitgeist opera un azione sconvolgente, sfidando la direzione univoca della massa a costo censure. Molto più di grana grossa le citazioni in Umani sull’attenti! La prima delle quali è nella copertina; ovvio il riferimento a Il grande dittatore di Chaplin e alla sua stessa satira, mentre gli umani asessuali con la mente alveare sono quelli di il villaggio dei dannati, trasposizione di I figli dell’invasione di John Whyndam, quello dei Trifidi.

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La dimensione dell’uomo

Poi la mente-è chiaro che Tezuka fosse una capa tanta?-va a Cacciatore d’androidi/Ma gli androidi sognano pecore elettriche/Blade Runner di Philip K Dick e all’opera (teatrale) stessa alla quale addebitiamo il termine robot, R*U*R I robot universali di Rossum di Karel Capek, che sorprendentemente non parla di robot di metallo e transistor. Come dice Giancarlo Sturloni, Capek ri-narra la tragedia di Frankenstein ma con infiniti mostri che a un certo punto vogliono partorire anche loro. Ci ripugna, certo, considerare la nascita un flagello: non ci è stato forse inculcato che era il bene supremo, che il peggio era posto alla fine e non all’inizio della nostra traiettoria? Il male, il vero male, è però dietro, non davanti a noi. E quanto è sfuggito al Cristo, è quanto ha invece colto il Buddha: «Se tre cose non esistessero al mondo, o discepoli, il Perfetto non apparirebbe nel mondo…». E, alla vecchiezza e alla morte, antepone il fatto di nascere, fonte di tutte le infermità e di tutti i disastri, Emil Cioran. E in effetti ambedue le opere fanno un illustrazione impietosa della sessualità; come in La cronaca degli insetti umani con quella Toshiko Tomura perfetta aspirante, Zephyrus, la sessualità è ingranaggio del potere, tecnica heideggeriana di cui il Dio mostra i risvolti più tragici, tra Spengler e Stahl con I robot sono tra noi: Bernanos [autore del pamphlet La France contre les robots] ha così riassunto, con sacra collera, il balzo fatto dallo spasmodico progresso meccanico durante le ultime due guerre: Non è necessario aver capito granché degli eventi politici di questi ultimi anni, per vedere che il mondo moderno ha già rsolto il problema della democrazia a esclusivo profitto della tecnica. Si fa sesso e basta, e quella sporcizia che non accettiamo intorno a noi solo in quest’ambito, lasciamo che prosperi, dalla macchia al tumore. E la macchina stessa fa sesso a modo suo, e questo non mira a intenerici con le storie di Astroboy di robot “contagiati” dal desiderio genitoriale o filiale. Quanta strada abbiamo deciso di fare in fuga dall’uomo a una dimensione di Marcuse! Ora l’uomo di dimensioni non ne ha nessuna. Cosa fare? Di chi ci possiamo fidare?

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Le giuste domande, esistono?

Tezuka, come ogni Autore pone domande, senza quel pigro polemismo che abbiamo (dis)conosciuto grazie a Beppe Grillo, senza contemporaneamente voler dare risposte. Gli esiti catastrofici delle due opere sono il modo in cui gli eventi vanno avanti, non qualche contrappasso, l’autore è certissimo si sarebbe evitato se gli si fosse incondizionatamente dato retta.

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Si fa di tutto pur di intrattenere

Anche il ruolo dei protagonisti è di passiva osservazione, nel caso di Gohonmatsu, prendendo la piega dell’azione solo per via vicaria, con il figlio Ropponmatsu, secoli dopo. Gohon matsu è chiaramente ispirato all’Abner Yokum dei fumetti di Alfred Caplin, un montanaro giuggiolone a cui ogni donna non sa resistere, ma che non gli interessano minimamente. Tezuka ne ripropone la figura, sporcandola contoni e temi più espliciti ma senza arrivare alle luride parodie delle bibbie di Tijuana. Facendo i dovuti esempi, Gohonmatsu Seki sta a Abner Yokum come Charlotte Morningstar di Hazbin Hotel sta alle principesse Disney. Già negli anni 70 dell’animazione pornografica tra Fritz il gatto e Heavy traffic nonchè Tarzoon la vergogna della giungla di Jean Paul Walravens ci fu chi mosse un attacco alla Disney ben più focalizzato con il Sausage party dei suoi tempi Once upon a girl di Donald Jurwich, con le sue Cenerentola nudiste nella classica torta gigante cava, Giacomino che fanno crescere le proprie piante dei fagioli con eiaculazioni sonnambule, per non parlare di che vette da Cicciolina raggiunge Cappuccetto Rosso! In tempi più recenti abbiamo avuto Drawn Together con la sua perversa principessa Clara e Wonder Showzen con il suo episodio Body. In genere queste parodie fanno delle principesse dei nostri sogni i personaggi più immorali e ripugnanti. Charlotte Charlie Morningstar imperciocché il caranto irriverente-la magica principessa, DELL’INFERNO, da altra metà della Stella Butterfly di Star Vs The Forces Of Evil di Disney XD non ha nulla da invidiare a una tradizione rinnovata da la Sirenetta a oggi, quella della principes sa Disney pura, gentile e innocente (Belle), ma anche adorabilmente ipercinetica come Raperonzolo, laboriosa e rampante come Tiana, coraggiosa e battagliera come Kida. Insomma, per non farci mancare le battute lapalissiane e di grana grossa un angelo all’inferno, Ama profondamente il suo popolo e, per questo motivo, decide di aprire l’Hazbin Hotel nella speranza di risparmiargli il massacro annuale da parte degli angeli. Charlie è una persona pacifica ma, se spinta troppo oltre (solitamente quando viene minacciata la sicurezza delle persone a lei care), fa emergere un lato più oscuro della sua personalità e si dimostra in grado di usare il suo potere per attaccare.

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Sfigato è chi lo sfigato fà?

Allo stesso modo Tezuka non riprende l’immaginario di Lil Abner per farne un remake di Un tranquillo weekend di paura, ma calaun novello Lil Abner in un mondo immorale che il nostro affronta senza scalfirsi il candore e l’ingenuo senso di giustizia, facendone il primo tipo umano che ci aiuterà a rispondere: il candido. Meno Voltaire e più La versione di Barney di Mordecai Richler, Gohonmatsu può infastidire per questa sottile misantropia oltre tutta orientata al soddisfacimento di pulsioni animali; tuttavia ama suo padre, aiuta la famiglia McCloy, rimane incorruttibile. Uno sciocco dice talvolta cose sensatissime (Giovanni Stobeo). Tra i prototipi non riconosciuti dell’eroe shonen, tra i numerosi Protopteryx di questo personaggio, forse addirittura un Mecistotrachelos, evidentemente va contato Gohonmatsu, latore di qualcosa di vieppiù molto più profondo. Gohonmatsu è il Newtype, la novità in forma umana, il cui amore per la Zephyrus ribelle Milda non solo vincerà nel figlio Ropponmatsu ma nella distruzione delle Zephyrus, la cui vendetta-in stile Edmond Dantes il conte di Montecristo-è stata pagata dal mondo intero. Taihei Tenka è invece lo sfigato, La parola sfigato nella sua volgare violenza contiene una verità etologica: sfigato è colui talmente in basso nella gerarchia del branco da non avere accesso ai genitali femminili. Fantozzi aveva un lavoro stabile, una casa di proprietà, un’auto di proprietà con nessuno che si azzardava a dirgli che, dopo aver pagato bollo, assicurazione e revisione, la sua auto perfettamente funzionante non poteva circolare perché altrimenti avrebbe inquinato l’aria della contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare o chi per lei. Fantozzi aveva anche una moglie che gli voleva bene e se fosse uscito dal suo terribile snobismo, che includeva l’imitazione della vita dei più abbienti e la corte alla terrificante signorina Silvani, sarebbe uscito dal ruolo dello sfigato, che si era creato lui. Una persona che aveva ciò che era considerato normale degli anni ’70,’80: tredici mensilità, la pensione, una casa e un’ auto di proprietà, oggi sarebbe considerato un privilegiato (Silvana de Mari). In compagnia del Fusuke dell’omonimo manga Taihei è l’ultima ruota del carro che anche lui ama incondizionatamente il figliå Miki, resiste anche senza successo agli arrivisti interessati al terzo sesso, dal traditore Otomo a Kizagami il regista di guerre, in mondi di carta dove più che mai nessuno è puro. Gohonmatsu e Taihei sono antieroi più difettosi che pregevoli, la femminista Lila è una terrorista e torturatrice, le comunità afroamericane sfogano sui neutri il razzismo che hanno dovuto subire.

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Che ne sarà di noi? Dove stiamo andando?

Il mondo in una bottiglia e Umani sull’attenti! Sono opere per oggi, per quello che ci aspetta, per sempre. I classici non finiscono mai di dire cos’hanno da dire, garantito Calvino. Basti pensare che in Il mondo in una bottiglia c’è il Dermoide Z, la pelle umana artificiale con cui travestirsi al limite dell’irriconoscibilità. Cosa porta a pensare se non ai social network e al loro anonimato/ boomerang e ai problemi legali e morali che comportano? Oppure in Umani sull’attenti! La guerra trasformata in circo mediatico e il fantasmagorico terzo sesso, simile a quello paventato da Tani th Lee in Non mordere il Sole e Vino di zaffiro, polaroid anticipatrice della guerra alla sessualità binaria e all’integrità della natura umana (leggetevelo se potete senza ammattire lo Cthulhucene di Donna manifesto cyborg Haraway)? Oggi che si leggono più manga dei fumetti Bonelli e con più offerta rispetto al passato lo stupore verso le “profezie” di un Dio troppo umano è autorizzato fino a un certo punto. Anche se con gli occhi a mandorla, Tezuka ha davvero visto il futuro. Il nostro futuro.

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