CRAZY WAR SURVIVOR – Rivelazioni

Deacon venne trascinato per il corridoio tenuto per i capelli dall’uomo alto ed era così forte la sua presa che il prigioniero provò in tutti i modi ad aggrapparsi a qualsiasi oggetto, senza successo.
Si fermò all’improvviso e mollò la presa sul prigioniero per aprire la cella dove lo avrebbe condotto ma quest’ultimo, facendo leva sui gomiti si alzò e provò a scappare correndo a piedi nudi per il pavimento.
Arrivò davanti all’apertura della cella del corridoio e provò ad aprirla, scassinandola.
Dall’altra parte si palesarono due uomini con un camice bianco e berretto nero, che non mostrava bene i volti.
-Dove pensi di andare? – disse uno di loro.
Prima che Deacon potesse rispondere il gigante l’acciuffò di nuovo per i capelli, lo tirò lontano dalla porta e lo colpì con un pugno sulla parte alta della testa, facendogli perdere i sensi.
-Bravo Jonathan! – dissero, all’unisono, i due uomini in camice bianco.
Costui, a quel punto, si caricò sulle spalle il prigioniero e a passo deciso lo portò nella cella, appoggiandolo sul pavimento e chiudendo l’entrata con una chiave in ferro.
-Era ora! – disse, con tono deciso.
Tornò sui suoi passi e percorse il corridoio delle celle.
-La tua determinazione di perseguire scopi ignoranti mi fa rabbrividire, da un certo punto di vista, ma dall’altro mi stupisce. Caro Jonathan, ti diverti come un matto a far soffrire le persone! –
Il gigante si fermò e sorrise.
-Pittore fallito e pazzo che non sei altro, hai finito di parlare senza senso? Fosse per me brucerei questo posto oggi stesso e vi lascerei bruciare: siete inutili e non servite a molto! –
Callum Martin si avvicinò alle barre dell’entrata della cella e il suo volto era sporco di pittura viola.
-Io dico cose con senso. Io prevedo ciò che avverrà e so che quel poverino che hai portato ti ucciderà e lo farà con godimento e non si risparmierà! –
Jonathan sferrò un colpo di manganello contro le sbarre e per poco non colpì sul volto Martin.
-Stai molto attento! Di notte nessuno sorveglia il vostro sonno e potresti non risvegliarti. Ricordatelo bene! E quei disegni fanno pena: non sei un grande pittore, Callum Martin. Sei solo un fanfarone! –
Il pittore applaudì.
-Beata ignoranza! Quando starai per morire ti ricorderai le mie parole e penserai che avevo ragione! –
Deacon, improvvisamente, si riprese e inveì contro Jonathan.
-Ciò che ti farò sarà mille volte peggiore di qualsiasi cosa tu abbia visto! –
Il gigante schiumò di rabbia ed era intenzionato a colpire di nuovo Deacon ma i due inservienti di prima corsero per fermare il loro collega.
-Il Direttore ti vuole! –
Jonathan annuì e lasciò perdere.
-Ricordati che esistono tante versioni di noi e conosco molte cose e le tue, Jonathan, muoiono sempre e io e Deacon fuggiamo da questo posto, insieme! –
Il gigante non ascoltò ma Deacon sì e si rivolse al pittore.
-Di cosa si tratta? –
Più tardi, nell’ufficio del Direttore dell’istituto, Jonathan era seduto sulla sedia di fronte alla scrivania di chi gestiva la struttura e si presentò un uomo minuto, stempiato, giacca e cravatta.
Si sedette e prima che Jonathan potesse chiedere il motivo della visita entrò nella stanza lo stesso uomo che era presente alla taverna mentre Deacon uccideva l’oste di essa.
-Chi è lei? – chiese l’inserviente.
-Stia pure lì! – disse, con accento tedesco.
-Il prigioniero che avete portato qui è prezioso, così come quel pittore, Callum Martin. Interessano al Reich per cui lavoro e, in particolare, a mio fratello Gerolf! –