Oltre la Superficie: perché i grandi franchise dovrebbero aprirsi a nuove voci
Viviamo in un’epoca in cui i grandi universi narrativi – cinematografici, seriali o videoludici – dominano l’immaginario collettivo. Da Star Wars a Il Trono di Spade, da Marvel a The Witcher, l’idea di “franchise” è diventata sinonimo di continuità e appartenenza. Tuttavia, negli ultimi anni, sempre più spettatori e lettori iniziano a percepire una certa stanchezza creativa: mondi vasti, sì, ma spesso esplorati sempre nello stesso modo.
Non si tratta di lamentarsi o di criticare a priori chi lavora all’interno di queste produzioni – scrittori, sceneggiatori, registi e attori si trovano spesso a dover conciliare libertà creativa e vincoli di mercato. Piuttosto, il problema sembra nascere più in alto, nelle scelte strategiche di chi guida i franchise. C’è una tendenza a considerare ogni nuova opera come un “prodotto di garanzia”, più che come un’occasione di esplorazione.
Il paradosso dell’universo infinito ma sempre uguale
Molti di questi mondi hanno un potenziale sconfinato, con civiltà, epoche e personaggi minori capaci di ispirare storie di valore. Eppure, la maggior parte delle volte si preferisce tornare agli stessi nomi, agli stessi conflitti, alle stesse dinamiche. Si crede che solo ciò che “vende già” sia sicuro, ma così facendo si priva l’universo stesso della sua linfa vitale: la scoperta.
Un universo narrativo dovrebbe essere come una galassia, non un circuito chiuso.
Ogni angolo può nascondere una prospettiva nuova: una piccola storia umana, un sacrificio dimenticato, una leggenda mai narrata.
Nuovi autori, nuove prospettive
Forse è tempo che le grandi case di produzione e le piattaforme streaming inizino ad aprirsi a nuovi autori, anche esordienti, capaci di portare freschezza e visioni differenti. Le idee non mancano: mancano spesso le occasioni. Permettere a un autore giovane di raccontare una storia minore ma autentica all’interno di un grande universo non svaluterebbe il marchio, anzi — lo renderebbe più ricco e credibile.
Il fascino di un franchise non vive solo nei suoi protagonisti, ma anche in ciò che li circonda. Ogni figura secondaria, se scritta con cura, può raccontare il mondo da un punto di vista nuovo. Non si tratta di moltiplicare spin-off o prequel, ma di valorizzare la dimensione umana e narrativa che spesso si perde dietro le logiche del mercato.
Anche gli attori meritano spazio
Allo stesso modo, sarebbe giusto che anche nuovi volti trovassero posto in queste grandi produzioni. Troppo spesso si preferiscono nomi noti per ragioni di marketing, quando invece un attore o un’attrice emergente può portare verità e passione dove la consuetudine non arriva più. Le storie piccole, sincere e ben scritte, possono diventare memorabili proprio grazie a chi le interpreta per la prima volta.
Piccole storie, grande universo
Aprirsi non significa disperdere: significa nutrire.
Raccontare l’universo attraverso occhi diversi, con toni diversi, con voci nuove, permette di dare respiro a saghe che rischiano altrimenti di diventare meri contenitori di nostalgia.
Ciò che serve non è una rivoluzione spettacolare, ma la capacità di riconoscere valore anche in ciò che è piccolo ma ben costruito.
Forse, la vera espansione non sta nei budget più alti o nelle battaglie più grandi, ma nella capacità di guardare dietro l’angolo — dove, tra personaggi minori e storie dimenticate, si nascondono ancora le emozioni più autentiche.